Il recente post di Mills tratta un argomento sempre più di attualità, soprattutto per gli junior pathologists: l' abuso delle colorazioni immunoistochimiche. Già avevo affrontato questa tematica in maniera "scherzosa" in un precedente post (LINK), sebbene le conseguenze dell' uso di colorazioni immunoistochimiche non necessarie sono affatto serie. Oggi non possiamo permetterci più di "sprecare" il materiale biologico, perché la diagnosi istopatologica è diventata il punto di partenza di numerose indagini molecolari, da effettuarsi sui nostri sempre più piccoli campioni bioptici ma necessarie per il management clinico del paziente. Come recita un altro blog che tratta questo argomento: "low power lens, high power mind; high power lens, low power mind" e di conseguenza "the diagnostic skills of the surgical pathologist are inversely proportional to the number of IHC stains needed to arrive at the final diagnosis". Quindi, ben venga l' uso della immunoistochimica, ma non prima della correlazione con i dati clinici e di un accurato e approfondito studio dei criteri morfologici.
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