domenica 26 febbraio 2012

Peer review: impares nascimur, pares morimur.

L'inchiesta apparsa su La Repubblica del 24 febbraio (Quando sbagliano gli scienziati), al di là del "colore" giornalistico, pone delle questioni interessanti sulla "fallibilità" della scienza. Il giornalista conclude affermando che il sistema della peer review può effettivamente rappresentare un "vaccino" contro l'errore scientifico. 
Ma molte critiche sono state poste anche al cosiddetto sistema di "revisione dei pari". Quest'ultimo rappresenta il moderno sistema utilizzato per la revisione critica dei lavori scientifici e si basa sulla selezione, da parte degli Editor, di referee considerati esperti.  L'anonimato, la gratuità della revisione e l'esperienza del referee dovrebbero assicurare sia l'assenza di conflitti di interesse che la qualità della revisione. Ma non sempre è così. 
Molte riviste, infatti, consentono all' autore di scegliere uno o più referee con la possibilità, talvolta, di suggerire  addirittura l'esclusione di alcuni revisori considerati "scomodi". Inoltre, è da considerare il bias che porta a "favorire" i gruppi di ricerca noti e le idee dominanti, a discapito dei piccoli ricercatori con idee più innovative ma, giocoforza, "eretiche". Talvolta, anche la scarsa esperienza del revisore selezionato può rappresentare un fattore determinante. Tale problema ha portato, più di una volta, alla pubblicazione di ricerche errate che hanno obbligato le riviste ad imbarazzanti ritrattazioni tardive. 
Forse, una possibile soluzione sta nel consentire una pre-revisione del paper aperta a tutta la comunità scientifica, associata all' attività di reviewer professionisti (pagati).

Bibliografia:


Peering more closely at peer review, Hopkinsmedicine.org (link).

Improving peer review,  db's Medical Rants (link).

Nessun commento:

Posta un commento