domenica 16 dicembre 2012

First, check the evidences

L' anatomia patologica dovrebbe fornire un servizio diagnostico e predittivo, in un dialogo virtuoso e alla pari con i clinici che hanno in cura il paziente. Fornire un servizio però non significa asservire, usare tecniche di laboratorio non ci trasforma automaticamente in analisti acritici. Il controllo delle evidenze scientifiche in rapporto alle sempre più pressanti richieste dei clinici rappresenta un impegno aggiuntivo ma fondamentale per il patologo moderno. Non basta ricevere una richiesta per un TestX da un collega clinico che, di ritorno da un congresso, ne magnifica l' imprescindibile utilità ai fini terapeutici. Non è sufficiente la brochure fornita da un rappresentate farmaceutico interessato a vendere un nuovo prodotto. Certo, i nuovi test richiesti o proposti possono essere davvero utili, ma vanno sempre verificate (grazie soprattutto a PubMed) le evidenze scientifiche, mettendo in conto anche la necessità di negare l' esecuzione di un test, se questo non ha solide basi cliniche. 
Idealmente poi, anche i patologi potrebbero prendere l' iniziativa,  anticipando le richieste dei clinici e   proponendo i nuovi test, sempre in seguito ad uno studio critico e aggiornato della letteratura medica corrente.

Bibliografia:

Carter AB. Clinical requests for molecular tests: the 3-step evidence check. Arch Pathol Lab Med. 2012 Dec;136(12):1585-92.

Kolata G . How bright promise in cancer testing fell apart. New York Times. July 7, 2011:A1. (Accessed Dec. 16, 2012)

domenica 18 novembre 2012

Cineforum 20/11/2012 - Living Proof


La Scuola di Specializzazione in Anatomia Patologica presenta: 

Living Proof
di D. Ireland
con Harry Connick, Jr.




La storia del Dr. Dennis Slamon, dell’HER2 e dell’origine e sviluppo dell’Herceptin

Ore 15.30, Aula Seminari, Edf 20.

Vi aspettiamo numerosi.

martedì 13 novembre 2012

Immunohistochemistry: use or abuse?

Il recente post di Mills tratta un argomento sempre più di attualità, soprattutto per gli junior pathologists: l' abuso delle colorazioni immunoistochimiche. Già  avevo affrontato questa tematica in maniera "scherzosa" in un precedente post (LINK), sebbene le conseguenze dell' uso di colorazioni immunoistochimiche non necessarie sono affatto serie. Oggi non possiamo permetterci più di "sprecare" il materiale biologico, perché la diagnosi istopatologica è diventata il punto di partenza di numerose indagini molecolari, da effettuarsi sui nostri sempre più piccoli campioni bioptici ma necessarie per il management clinico del paziente. Come recita un altro blog che tratta questo argomento: "low power lens, high power mind; high power lens, low power mind" e di conseguenza "the diagnostic skills of the surgical pathologist are inversely proportional to the number of IHC stains needed to arrive at the final diagnosis". Quindi, ben venga l' uso della immunoistochimica, ma  non prima della correlazione con i dati clinici e di un accurato e approfondito studio dei criteri morfologici.

Bibliografia:

Mills S. E. Overuse of immunohistochemistry Pn Blog.  Nov. 12, 2012

Wheeler T. Immunohistochemistry: When Do We Have Too Much of a Good Thing? Lab Line by the Doctor’s Doctor Blog. May 6, 2010

martedì 23 ottobre 2012

The 3-layered Ductal Breast Epithelium

Incipient gynecomastoid hyperplasia of the female breast. A, The duct shows a 3-layered epithelial pattern: an inner layer of luminal cells with smaller nuclei, an intermediate layer of luminal cells with predominantly vertical orientation, and an outer layer of myoepithelial cells. B, Immunostaining for ER selectively highlights the intermediate layer. C, Immunostaining for CK5 selectively highlights the inner and outer layers.


Pagetoid involvement of a duct by ductal carcinoma in situ. A, The inner layer consists of a preexisting luminal epithelium lifted up by the in situ carcinoma cells. The intermediate layer consists of disordered neoplastic cells, with some oriented vertically. The duct is surrounded by an outer layer of myoepithelium. B, Immunostaining for CK5 shows positive staining of the inner luminal layer and the outer myoepithelial layer but not the intermediate layer comprising in situ carcinoma cells.






Da Cheuk W et al, Am J Surg Pathol 2012.

Bibliografia:


lunedì 15 ottobre 2012

Mutation specific antibodies: tool or dinosaur?

C'è ancora posto per la "vecchia" immunoistochimica nell' era della patologia molecolare? La risposta potrebbe essere affermativa, grazie all' introduzione di anticorpi mutazione specifici che riconoscono specificamente la proteina "mutante", e che possono essere utili soprattutto nel pre-screening dei pazienti in cui la presenza della mutazione, dal punto di vista clinico e/o istologico, e più frequentemente attesa. Inoltre, gli anticorpi mutazione specifica ci consentirebbero di "visualizzare"  le singole cellule mutate anche in un contesto morfologico eterogeneo, con potenziali ripercussioni scientifiche circa l' istogenesi e l' evoluzione morfo-molecolare delle singole neoplasie.

Bibliografia:




Park HS. et al, Immunohistochemical screening for anaplastic lymphoma kinase (ALK) rearrangement in advanced non-small cell lung cancer patients. Lung Cancer. 2012 Aug;77(2):288-92. 

giovedì 11 ottobre 2012

Current issues in diagnostic breast pathology

On behalf of the NHS Breast Screening Programme Pathology Coordinating Group we present recommendations for terminology and diagnostic criteria for a number of key areas of practice in breast pathology where terminology can be confusing and where accurate communication will ensure appropriate clinical management. These recommendations cover columnar cell lesions and the spectrum of changes that can be seen in these epithelial proliferations, lobular neoplasia, micrometastases and isolated tumour cells in axillary lymph nodes, the use of basal/myoepithelial markers in diagnostic practice and oestrogen receptor testing in ductal carcinoma in situ.

 Dall' abstract di Walker RA. et al, Current issues in diagnostic breast pathology.




(A) Lactational changes can be mistaken for flat epithelial atypia and (B) in some rare variants show distinct cytological atypia. The epithelium tends to be cuboidal and the presence of foamy clear cytoplasm should alert one to this diagnosis (da Walker RA. et al.).



giovedì 20 settembre 2012

Surgical Pathology Snapshot #9: 5 years old, neck.



 Età 5 anni, tessuti molli del collo, operato per residuo del dotto tireoglosso.

(segnalato dal dr. Severo Campione).

Make your own diagnosis! 

lunedì 17 settembre 2012

NSCLC Subtyping on Cytology – Meeting the Challenge

La necessità di sottotipizzare il carcinoma non a piccole cellule del polmone è divenuta ormai fondamentale per la scelta delle strategie terapeutiche più appropriate. In particolare, l' avvento delle terapie con farmaci anti tirosina chinasi specifici per i pazienti con adenocarcinoma ed EGFR mutato, ha reso indispensabile l' istotipizzazione anche sui "small tissue samples", che in oncologia polmonare sono molto spesso i soli campioni disponibili a causa dell' inoperabilità della maggior parte dei pazienti. La citopatologia può affrontare questa sfida perchè unisce ad una preservazione della citomorfologia superiore al campione bioptico, la possibilità di effettuare tecniche ancillari immunoistochimiche su cell block. Come mostrato efficacemente in da Cunha Santos et al. grazie alla correlazione cito-istologica in 602 aspirati polmonari con follow-up chirurgico (1), la diagnosi di istotipo è possibile, nella maggior parte dei casi, esclusivamente grazie alla citomorfologia. Infatti in questo lavoro si dimostra che, dopo revisione morfologica, solo il 17% dei NSCLC rimane non classificabile, necessitando di integrazione immunocitochimica. Ma anche per quest' ultima, contrariamente a quanto ci si potrebbe attendere, non si è osservato, nell' esperienza degli autori, un significativo incremento nemmeno in seguito alla introduzione della terapia targeted. Questo rinforza la conclusione per la quale (quasi) sempre la morfologia è in grado di assicurare una corretta sottotipizzazione, così da ottimizzare l' utilizzo del materiale aspirato per la biologia molecolare.

Gilda da Cunha Santos del dipartimento di Medicina di Laboratorio e Biopatologia dell' Università di Toronto, insieme ad altri ospiti italiani ed internazionali, interverrà giovedì 27 Settembre nel corso del III Molecular Cytopathology Meeting, presso il Centro Congressi Federico II in Via Partenope. Accorrete numerosi!  (per informazioni clicca QUI)















Bibliografia:

domenica 9 settembre 2012

Obituary: Karl Lennert

Pubblico un estratto dalla  lettera del prof. Pileri sulla scomparsa di Karl Lennert (la lettera integrale è raggiungibile qui)
Stefano tu sai chi era Tommaso?". Risposi: "Karl, intendi San Tommaso?". Ed Egli disse: "Sì. Non credo, se non vedo!". Ogni giorno, discutemmo i casi rivisti, facendo entrambi un salto all'indietro nel tempo, ritornando al 1980, quando giovane "guest" a Kiel iniziai a confrontarmi con lui, studiando la linfoadenite di Kikuchi, che scoprimmo interessare anche la popolazione Europea. Come allora, i Suoi occhi di un azzurro profondo, che brillavano di luce propria, coglievano i minimi dettagli che, genialmente, rielaborava in principi fisiopatologici. Quei principi che a noi, Suoi allievi, spettava di validare con le tecnologie più avanzate e sofisticate del momento.
Potrei definire Karl un "visionario" nel senso più alto e nobile della parola, perché capace di immense intuizioni, un visionario tuttavia guidato da un rigore metodologico unico, che non si beava mai della propria genialità, ma cercava sempre la prova provata. Ciò che dovrebbe essere ogni vero "Scientist".

martedì 28 agosto 2012

Consensus Recommendations for Anogenital HPV-Associated Lesions

Il dott. Merolla ci segnala un (denso) e importante articolo su standardizzazione della terminologia e raccomandazioni per la diagnosi delle lesioni squamose ano-genitali HPV associate. Un must-read per tutti quelli che si occupano di questo tipo di lesioni.





Changes to the terminology and number of tiers used to describe cervical precancer over time with corresponding management options(procedure). CKC, cold knife conization; Cryo, cryotherapy; RX, treatment. Da Darragh TM. et al, 2012.


sabato 25 agosto 2012

ImmunoRatio: a web application for quantitative image analysis

Le tecniche di image analysis rappresentano un aiuto importante per la valutazione "visiva" di parametri quantitativi, e.g. la valutazione del Ki67. Sebbene sia dimostrato che, previo adeguato training, la valutazione ad occhio (in inglese eyeballed) sia affidabile e riproducibile, la possibilità che un software di analisi d' immagine ci assista (e non sostituisca) durante la "conta" al microscopio rafforzerebbe certamente, sopratutto nei casi più complessi, la nostra interpretazione. Recentemente un gruppo di ricerca Finlandese ha messo a punto, partendo da un plug-in di Imagej, una applicazione web-based per la valutazione della percentuale di positività nucleare: ImmunoRatio. Partendo da una immagine generata da qualsiasi fotomicroscopio, l' applicazione ne restituisce una versione "deconvoluta" che separa, in base a parametri dimensionali nucleari, il segnale generato dalla DAB rispetto al counterstaining con ematossilina, permettendone la lettura da parte del software. ImmunoRatio  è distribuita con licenza CreativeCommons ed è pertanto gratuità; gli stessi autori hanno anche sviluppato ImmunoMembrane, la versione per la valutazione di Her2. ImmunoRatio è già stata applicata con successo in alcune pubblicazioni sulla valutazione del Ki67, estrogeno e progesterone.

Bibliografia:

ImmunoRatio (LINK http://jvsmicroscope.uta.fi/immunoratio/).



domenica 22 luglio 2012

Teaching anatomy to our great-grandparents

POP-UP MEDICINE A life-size cardboard manikin that students used. 
The 175-year-old National Library of Medicine in Bethesda, Md., is best known these days for its PubMed database, the pre-eminent digital catalog of the biomedical literature. But like many digital giants, the library has its dusty analog past — otherwise known as a closet full of stuff. 

[...] (in 19th century) American students could flip open dozens of doors on a life-size cardboard manikin and pretend to dissect or, if they preferred, to operate. Opening still other doors illuminated the disastrous effects of alcohol, narcotics and tight corsets on the human body. 
Da Zuger A,  Art and Artistry of Our Anatomy.








Bibliografia: 


Sappol M, Svenson A, Lindgren L, Hidden Treasure: The National Library of Medicine  Blast Books (2012)

domenica 15 luglio 2012

Clinicians Are From Mars and Pathologists Are From Venus

As pathologists, we have centered our careers on the examination of specimens, data collection, information formulation, and reporting of our findings.
The further recognition of “clinically relevant” subdivisions of disease processes is desirable. It helps in the selection of appropriate treatment and prognostication for an individual patient. However, currently “clinically irrelevant” subdivisions add nothing to the diagnosis and treatment of patients.
Information, either relevant or irrelevant, provides no useful purpose if it is received by the end user in an unintelligible form. As pathologists, our training is in converting data to useful information; our reports are our product and effective communication is our connection with our clinical colleagues.
Da Ruby SG. Clinician Interpretation of Pathology Reports: confusion or comprehension?


Bibliografia:


Ruby SG. Clinician interpretation of pathology reports: confusion or comprehension? Arch Pathol Lab Med. 2000 Jul;124(7):943-4.

martedì 19 giugno 2012

Cineforum 25/6/2012 - The Elephant Man

La Scuola di Specializzazione in Anatomia Patologica presenta: 

The Elephant Man 
di D. Lynch
con Anthony Hopkins e John Hurt



La proiezione sarà preceduta da una breve introduzione sulla vita di Joseph Merrick, la sua malattia, il suo tempo.

Ore 14.00, Aula Seminari, Edf 20.

Vi aspetto numerosi.

domenica 27 maggio 2012

UFO in thyroid pathology.

Foo Fighter è il termine con il quale, durante la II guerra mondiale, i piloti dell' USAF e della RAF indicavano strani globi infuocati che si affiancavano ai loro aerei e che credevano essere un' arma segreta dei tedeschi, i quali però non c' entravano nulla. Recentemente, durante la routinaria practice in (cito)patologia tiroidea, ci siamo imbattuti anche noi in strane strutture globoidi sia intra che extracitoplasmatiche, che hanno suscitato la nostra perplessa curiosità. Cercando un po in letteratura, una spiegazione a questi UFO tiroidei si riesce a trovarla. I globi intracitoplasmatici, frequenti soprattuto nelle cellule di Hurthle,  rappresentano inclusi di colloide dovuti all' alterato metabolismo dei tireociti in metaplasia ossifila, mentre i globi ialini extracellulari osservati in alcuni casi di PTC, studiati accuratamente in un articolo recente di Kondo, sono immunoistochimicamente e ultrastrutturalmente legati alla produzione di materiale simil-membrana basale. Come indicato in questo case report, è importante riconoscere questo aspetto inusuale per evitare in questi casi di PTC "ialinizzante" non trabecolare, una diagnosi errata di variante trabecolare o addirittura considerarli come deposizione di amiloide da carcinoma midollare della tiroide.


A sinistra, un Foo Fighter avvistato durante la II guerra mondiale a destra, i globi ialini descritti da Kondo et al.

Bibliografia:

Das DK. et al, Cytoplasmic colloid inclusions in thyroid lesions: a cytomorphological study based on fine needle aspiration. Cytopathology. 2005 Oct;16(5):233-9.

lunedì 7 maggio 2012

Pathology goes digital

E' esperienza quotidiana il trend attuale dei "prodotti" visivi (ma non solo) verso una virtualizzazione, una emancipazione dai loro storici supporti fisici. Foto e video sono in breve tempo diventati immateriali, trasformati in bit convertibili nei più disparati formati e modificabili con software alla portata di qualsiasi pc. Anche il vetrino sta lentamente subendo questa metamorfosi grazie ai sempre più sofisticati scanner digitali. L'immagine visibile al microscopio non è più ancorata all' oggetto che la genera, ma virtualizzata così da consentirne una fruizione costante e illimitata, aperta a numerose applicazioni. Prima fra tutte la didattica, con la realizzazione di training set delle lesioni fondamentali di ciascuna area diagnostica. La telepatologia, con la possibilità di eseguire rapidamente consulti a distanza senza spostare fisicamente il materiale biologico del paziente. Non ultima l' image analysis con risvolti sia diagnostici che di ricerca: chi non sogna che sia una macchina (adeguatamente "istruita" dal patologo) ad effettuare la tediosa valutazione di marker immunoistochimici come il Ki67? Queste sono solo alcune delle possibilità che la digital pathology può offrire, e ulteriori ne verranno in futuro. Ma, per adesso, il feeling particolare che si crea fra la mano che muove il vetrino sotto gli obiettivi e l' occhio del patologo non è stato ancora riprodotto, "virtualizzato" fedelmente. 

Bibliografia: 

Al-Janabi S, Huisman A, Van Diest PJ. Digital pathology: current status and future perspectives. Histopathology. 2011 Apr 11

mercoledì 25 aprile 2012

Tissue that has lost its track: Warthin’s tumour

La storia di questa lesione benigna della parotide, così comune da incontrare in citologia aspirativa, è affascinante e per certi versi ancora irrisolta. La natura policlonale dell' infiltrato linfoide e della componente epiteliale oncocitaria è coerente con l' ipotesi di una derivazione da inclusioni linfonodali di epitelio duttale salivare durante l' embriogenesi della parotide. Una variante delle cisti laterali del collo insomma, così come correttamente ipotizzato dal suo scopritore Hildebrand nel 1895. La storia però si complica con la rara evenienza riportata in letteratura di un' associazione fra Warthin e neoplasie maligne della ghiandola salivare. In particolare, è stato riportato in un piccolo subset di Warthin, soprattutto in quelli associati con carcinoma mucoepidermoide, la traslocazione t(11;19) osservata tipicamente negli stessi mucoepidermoidi. Una delle teorie propone quindi una patogenesi multistep del tumore di Warthin: metaplasia oncocitica (policlonale) degli inclusi epiteliali con formazione del Warthin tipico e, in un piccolo subset, aquisizione della traslocazione (o di altri eventi patogeni) e trasformazione maligna.

Bibliografia:

Teymoortash A, Werner JA. Tissue that has lost its track: Warthin's tumour. Virchows Arch. 2005 Jun;446(6):585-8.

Teymoortash A, Werner JA, Moll R. Is Warthin's tumour of the parotid gland a lymph node disease? Histopathology. 2011 Jul;59(1):143-5.

O'Neill ID. New insights into the nature of Warthin's tumour. J Oral Pathol Med. 2009 Jan;38(1):145-9. Epub 2008 Jul 21.

domenica 22 aprile 2012

Mr. Immunostain Overuser Guy

Nessuna idea di che tipo di neoplasia possa essere? Non c'è problema! Puoi ordinare ulteriori colorazioni da un pannello di  centinaia di immunomarkers (anche quelli di cui non hai la più pallida idea). E che importa se il paziente ha una massa di 10 cm al fegato: conoscere le notizie cliniche porta via buona parte del divertimento (così anche tu potrai sentirti come dr. House!). Caro tecnico, c'è del lavoro per te! (un consiglio: attenzione alle ruote dell' auto).

Ecco il vero Pathologist of Genius.


domenica 15 aprile 2012

Please, don't shoot the hematocytopathologist!

« Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto! »

La sentenza che Ramón Rojo rivolge a Joe lo straniero nel capolavoro di Sergio Leone, è applicabile anche all' ematopatologia? Più precisamente, è sempre vero che quando un patologo con il campione istologico di linfonodo incontra il patologo con l' ago sottile, quest' ultimo è destinato ad arrendersi? 
Il recente editoriale del prof. Zeppa apparso su Cytopathology, rientra in questa annosa polemica aggiungendo un punto di vista interessante.  La varietà delle lesioni accessibili  grazie al prelievo citologico è così vasta che non è impossibile imbattersi, nella routine citologica, in lesioni linfoproliferative extra-nodali. Se il patologo non viene addestrato su questa (non rarissima) evenienza, potrebbe perdere un'occasione diagnostica importante. Si legge nell' editoriale: [lymphoid] cells do not always respect the borders suggested by professional fields and can show the most variable clinical presentations and organ involvement compared with all other forms of human pathology. [...] Hence, they [the cytopathologists] are required to have specific knowledge and professional skills in haematopathology even when they are not directly involved in it. Infine è da ricordare che, anche quando la patologia è localizzata nella più classica sede linfonodale, l' agoaspirato può essere considerato, in particolari situazioni cliniche sfavorevoli al prelievo istologico, come first choice, tenendo conto anche delle enormi potenzialità di tecniche ancillari come la citofluorimetria.

Bibliografia:

Zeppa P. Haematocytopathology: why? Cytopathology. 2012 Apr;23(2):73-5.


martedì 10 aprile 2012

Immunohistochemical pitfalls in prostate pathology.

The diagnosis of prostatic adenocarcinoma relies on a constellation of architectural, cytological, and immunohistochemical features. Although the diagnosis of prostatic adenocarcinoma is straightforward in most cases, due to earlier detection of the disease in the modern era, pathologists have become increasingly challenged in diagnosing small foci of cancer when only a few atypical glands are present in needle biopsies. Immunohistochemistry has therefore become an essential tool in the evaluation of such foci to confirm the absence of basal cells. [...] We herein review the utility as well as the limitations of immunohistochemistry in the diagnosis of prostatic adenocarcinoma, and we describe the most important pitfalls in the interpretation of various immunostains that pathologists should be aware of to minimize misdiagnoses.
Dall' Abstract di Brimo F, Epstein JI. Immunohistochemical pitfalls in prostate pathology.


Bibliografia:


Brimo F, Epstein JI. Immunohistochemical pitfalls in prostate pathology. Hum Pathol. 2012 Mar;43(3):313-24.

Prostatic atrophy mimicking adenocarcinoma. Basal cell staining is patchy with some glands that are negative. Basal cells are labeled with HMWCK (red chromogen). Negative glands are otherwise identical to the positive glands, such that the entire lesion is consistent with prostatic atrophy (da Brimo F, Epstein JI. Immunohistochemical pitfalls in prostate pathology).

mercoledì 28 marzo 2012

Ovarian carcinomas as five distinct diseases.

Based on histopathology and molecular genetic alterations, ovarian carcinomas are divided into five main types (high-grade serous (70%), endometrioid (10%), clear cell (10%), mucinous (3%), and low-grade serous carcinomas (<5%)) that account for over 95% of cases. These types are essentially distinct diseases, as indicated by differences in epidemiological and genetic risk factors, precursor lesions, patterns of spread, and molecular events during oncogenesis, response to chemotherapy, and prognosis. For a successful specific treatment, reproducible histopathological diagnosis of the tumor cell type is critical. 

(Dall' Abstract di Prat J. Ovarian carcinomas: five distinct diseases with different origins, genetic alterations, and clinicopathological features).

Bibliografia:

Prat J. Ovarian carcinomas: five distinct diseases with different origins, genetic alterations, and clinicopathological features. Virchows Arch. 2012 Mar;460(3):237-49.


Representative examples of the five main types of ovarian carcinoma, which together account for 98% of cases: a High-grade serous carcinoma; b Low-grade serous carcinoma; c Mucinous carcinoma; d Endometrioid carcinoma; and e Clear cell carcinoma (da Prat J, Virchows Arch. Mar. 2012).

lunedì 26 marzo 2012

The staining corner: in praise of haematoxylin.

L' ematossilina e' la colorazione istologica che insieme all' eosina rappresenta ancora oggi, in epoca molecolare, la pietra miliare della diagnostica anatomo-patologica.
L' albero da cui è estratta, l' Haematoxylon campecheanum, è stato scoperto dai primi Conquistadores Spagnoli, i quali non ne intuirono subito le potenzialità di impiego come colorante in campo tessile. Successivamente,  Spagna ed Inghilterra si scontrarono ripetutamente per il possesso delle piantagioni di Haematoxylon fino alla fondazione, da parte degli Inglesidi una piccola nazione Centro-Americana, il Belize, la cui economia era basata esclusivamente sulla coltivazione del Logwood three (come veniva chiamato il Campecheanum dagli Inglesi). Intanto, l' industria tessile Europea tentava di riscoprire le tecniche di colorazione con l' ematossilina dei Nativi Americani, le cui conoscenze erano ormai andate perdute in seguito ai genocidi operati dai Conquistadores Spagnoli.
Fu Boehemer a realizzare per primo, nel 1865, una efficace colorazione dei tessuti biologici con l' ematossilina. Ispirandosi proprio alle scoperte dell' industria tessile, Boehemer utilizzò infatti un mordenzante metallico che formava con l' emetina, l' acido debole derivato dall'ossidazione dell' ematossilina, un composto basico fortemente acidofilo. Nel secolo ormai passato, ci sono stati alcuni tentativi per rimpiazzare questa colorazione con altre di natura sintetica; nessuna di queste ha dimostrato, ad oggi, la stessa affidabilità e versatilità dell' ematossilina.
Lunga vita all' ematossilina, quindi!

Bibliografia:


Titford M. The long history of hematoxylin. Biotech Histochem. 2005 Mar-Apr;80(2):73-8.

Cross section of trunk of Haematoxylon Campecheanum from the Cayman Islands. The sample is darkening with age (da Allison RT Haematoxylin - from the wood).










The staining corner (1).


lunedì 19 marzo 2012

To err is human.

Gli errori, per un' assistente in formazione, sono un momento di crescita importante. Ci si confronta infatti con la propria fallibilità e con la necessità di una formazione costante nel tempo, al di là dei canonici anni della specializzazione. Lo studio e l' accesso alla più vasta casistica possibile durante i preziosi anni della formazione sono, insieme alla quotidiana review dei casi stessi con uno specialist, fra gli antidoti più efficaci contro il futuro rischio di malpractice. Analizzare la letteratura sull' argomento, può essere d'aiuto per conoscere quali sono le più frequenti cause di errore in anatomia patologica e le modalità per porvi  rimedio. 

Because of its complex nature, surgical pathology practice is inherently error prone. Currently, there is pressure to reduce errors in medicine, including pathology. [...]. Multiple factors contribute to errors [...], including variable input, complexity, inconsistency, tight coupling, human intervention, time constraints, and a hierarchical culture. Strategies that may reduce errors include reducing reliance on memory, improving information access, error-proofing processes, decreasing reliance on vigilance, standardizing tasks and language, reducing the number of handoffs, simplifying processes, adjusting work schedules and environment, providing adequate training, and placing the correct people in the correct jobs.
Dall' Abstract di Nakhleh RE. Error reduction in surgical pathology. 

Bibliografia:

Nakhleh RE. Error reduction in surgical pathology. Arch Pathol Lab Med. 2006 May;130(5):630-2.


Troxel DB. Trends in pathology malpractice claims. Am J Surg Pathol. 2012 Jan;36(1):e1-5.

giovedì 15 marzo 2012

Histology of micro polyps in chronic endometritis.


A pathologist can be strongly challenged when diagnosing endometritis. [...] chronic endometritis is always characterized by the presence of an inflammatory infiltration containing plasma cells. [...] Another element supporting the diagnosis of endometritis is the ‘spindle cell’ alteration in the endometrial stroma, described first by Kurman and Mazur. [...] Direct observation of the endometrial cavity by hysteroscopy has highlighted a particular macroscopic aspect: small regular polyploidy excrescences in the mucosa whose width is <2 mm. This pattern is always related to a histological diagnosis of chronic endometritis. In this communication we wanted to show the histological equivalent of ‘hysteroscopic’micro polyps. 
Da Resta L, et al, Histology of micro polyps in chronic endometritis. 


Bibliografia:

Resta L, et al, Histology of micro polyps in chronic endometritis. Histopathology. 2012 Mar;60(4):670-4. 


Hysteroscopic view of micro polyps in a case of chronic endometritis and matching histological pattern. (da Resta L. et al, Histology of micro polyps in chronic endometritis)

martedì 6 marzo 2012

Surgical Pathology Snapshot #8: an incidental finding at US.




Maschio, 36 anni. Reperto occasionale dopo esame ecografico. 

Descrizione macroscopica: Nefroureterectomia destra di cm 10.5x6x4; uretere di cm 11 di lunghezza. In sezione, in corrispondenza dell'area parapielica si osserva formazione nodulare di cm 6 di diametro max, di aspetto micro-macrocistico, diffusamente emorragica.

(inviato dal dott. R. Franco, Istituto Nazionale Tumori, Fondazione Pascale, Napoli).


Make your own diagnosis!        


(la soluzione, come sempre, fra una settimana).                                      

Cliccami per la diagnosi

Solitary fibrous tumor.

martedì 28 febbraio 2012

Lost Dog.


A dog was discovered hiding in a 2.0 × 0.6 × 0.5-cm fibroadenoma excised from the right breast of a 30-year-old woman. The dog is small (<0.1 cm), with a hematoxylin-eosin color coat, erect ears, and bushy tail. We are unsure if the dog has been spayed or neutered, but it is definitely fixed. The lost dog may be claimed by contacting the authors.

Contact:

Weinrach DM, Wang KL, Laskin WB. Lost dog. Arch Pathol Lab Med. 2003 Nov;127(11):1531.

domenica 26 febbraio 2012

Peer review: impares nascimur, pares morimur.

L'inchiesta apparsa su La Repubblica del 24 febbraio (Quando sbagliano gli scienziati), al di là del "colore" giornalistico, pone delle questioni interessanti sulla "fallibilità" della scienza. Il giornalista conclude affermando che il sistema della peer review può effettivamente rappresentare un "vaccino" contro l'errore scientifico. 
Ma molte critiche sono state poste anche al cosiddetto sistema di "revisione dei pari". Quest'ultimo rappresenta il moderno sistema utilizzato per la revisione critica dei lavori scientifici e si basa sulla selezione, da parte degli Editor, di referee considerati esperti.  L'anonimato, la gratuità della revisione e l'esperienza del referee dovrebbero assicurare sia l'assenza di conflitti di interesse che la qualità della revisione. Ma non sempre è così. 
Molte riviste, infatti, consentono all' autore di scegliere uno o più referee con la possibilità, talvolta, di suggerire  addirittura l'esclusione di alcuni revisori considerati "scomodi". Inoltre, è da considerare il bias che porta a "favorire" i gruppi di ricerca noti e le idee dominanti, a discapito dei piccoli ricercatori con idee più innovative ma, giocoforza, "eretiche". Talvolta, anche la scarsa esperienza del revisore selezionato può rappresentare un fattore determinante. Tale problema ha portato, più di una volta, alla pubblicazione di ricerche errate che hanno obbligato le riviste ad imbarazzanti ritrattazioni tardive. 
Forse, una possibile soluzione sta nel consentire una pre-revisione del paper aperta a tutta la comunità scientifica, associata all' attività di reviewer professionisti (pagati).

Bibliografia:


Peering more closely at peer review, Hopkinsmedicine.org (link).

Improving peer review,  db's Medical Rants (link).

giovedì 16 febbraio 2012

The cell with a thousand faces.

Myoepithelial cells are an important component of salivary gland tumors and are partly responsible from the diverse histology of them. In this study, we focus on the myoepithelial cell differentiation by using cytological morphology in a various types of salivary gland tumors especially with regard to their contribution to the diagnosis. [...] Myoepithelial cell components of various salivary gland tumors may be quite different and identification of myoepithelial cell types may pose difficulties. A confident cytologic identification of myoepithelial cells may be critical part of diagnosing salivary gland tumors.
Dall' abstract di Avcı A. et al. The cell with a thousand faces: Detection of myoepithelial cells and their contributions in the cytological diagnosis of salivary gland tumors.


Bibliografia:

Avcı A. et al, The cell with a thousand faces: Detection of myoepithelial cells and their contributions in the cytological diagnosis of salivary gland tumors. Diagn Cytopathol. 2012 Mar;40(3):220-7.

Vaso in avorio, Giappone (1880 ca)


E lui, che molto si dibatte e tenta
Guizzarvi delle man, fermo tenete.
Ei d’ogni belva che la terra pasce,
Vestirà le sembianze, e in acqua e in foco
Si cangerà di portentoso ardore;
E voi gli fate delle braccia nodi
Sempre più indissolubili e tenaci.

(Odissea, IV, vv 519-525)

giovedì 9 febbraio 2012

Barrett's Esophagus: is the intestinal metaplasia truly dead?

In un post di qualche tempo fa (link), erano state discusse alcune recenti evidenze che indicherebbero anche per l'esofago di Barrett non intestinalizzato un rischio di progressione ad adenocarcinoma sovrapponibile a quello con metaplasia intestinale. Questa conclusione potrebbe avere importanti ripercussioni sul management dei pazienti, con un aumento dei costi legato all'incremento della popolazione da sottoporre a stretto follow-up.
Un recente paper di Chandrasoma et al. rimette in discussione tali affermazioni, dimostrando efficacemente che queste conclusioni potrebbero essere ascrivibili esclusivamente ad un problema di sampling. Infatti, applicando un estensivo protocollo di campionamento endoscopico, gli autori hanno dimostrato che la metaplasia intestinale era costantemente presente nella popolazione di studio con displasia/adenocarcinoma. Gli Autori suggeriscono quindi che gli studi su campioni bioptici o chirurgici, concentrandosi sul campionamento della lesione principale, ignorino le aree di mucosa adiacenti. Questo approccio potrebbe essere responsabile della mancata rilevazione della metaplasia intestinale con sottostima dell'associazione fra quest'ultima e il rischio di progressione ad adenocarcinoma.

Bibliografia:

Chandrasoma P et al., Columnar-lined esophagus without intestinal metaplasia has no proven risk of adenocarcinoma. Am J Surg Pathol. 2012 Jan;36(1):1-7.

lunedì 30 gennaio 2012

martedì 24 gennaio 2012

Rare Breast Lesions: Correlation of Imaging and Histologic Features.

Ricevo e pubblico un contributo della dott.ssa Guadagno.

Navigando un pò su internet, ho trovato un paper, secondo me, interessante.
Sono infatti del parere che l'integrazione con la diagnostica per immagini sia molto importante, prevalentemente per i radiologi ma assolutamente anche per noi.

domenica 15 gennaio 2012

Prostate and Bladder Carcinomas Mimickers: mai fidarsi delle apparenze.

Many normal structures and pathologic lesions in the genitourinary system can resemble neoplastic processes histologically. [...] This is because these 2 organs are most frequently evaluated by limited sampling methods [...] in which diagnostic errors have the most potential for adversely affecting subsequent clinical management.
Dall'abstract di Hameed et al, Pseudoneoplastic mimics of prostate and bladder carcinomas.


Bibliografia:


Hameed O, Humphrey PA. Pseudoneoplastic mimics of prostate and bladder carcinomas. Arch Pathol Lab Med. 2010 Mar;134(3):427-43.

domenica 8 gennaio 2012

Butterflies in a glass jar.

L'articolo de la Repubblica segnalatomi da Severo (Inaugurato il 'cimitero dei feti'. Santori: "Un inno alla vita"), mi ha riportato alla memoria lo scandalo dell' Alder Hey Children's Hospital di Liverpool (LINK), episodio fra gli ispiratori della scelta del film proiettato recentemente al Cineforum. In questo ospedale inglese, il patologo responsabile delle autopsie perinatali ha conservato dal 1988 al 1995 organi provenienti da circa 850 feti. Oltre al fatto che non era stato chiesto alcun consenso informato, nessun fine scientifico e didattico era pensato per i 2000 barattoli conservati nel sottosuolo dell'Alder Hey; solo una piccola parte del materiale era stato infatti utilizzato a fini di ricerca. Questo scandalo ha portato all' Human Tissue Act 2004 e alla creazione dell' Human Tissue Authority. Fra le interviste ai genitori, che in alcune occasioni hanno rinnovato il dolore della loro perdita, con la necessità di effettuare nuove esequie ogni volta che un organo veniva riconosciuto come appartenente al proprio figlio, mi ha colpito quella di una madre: It didn't seem right a heart belonging to my child could be part of a collection like butterflies, or insects, something to be visited and looked at.  
Ogni giorno, per motivi di formazione professionale o per ricerca, ci confrontiamo con la necessità di trattenere i tessuti biologici considerandoli  esclusivamente materiale di studio, dimenticando talora l'umanità sofferente che c'è dietro. La consapevolezza che un corretto ed esaustivo dialogo con i parenti potrebbe permettere l'utilizzo a fini scientifici del materiale biologico dei loro cari, deve spronarci  a ricercare sempre la possibilità di un consenso informato che garantisca la nostra etica professionale.


Matching Dresses.

Sixth plate daguerreotype. ca 1850. 

mercoledì 4 gennaio 2012

Cytopathology Snapshot #2: FNA of a solid renal mass.

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Papanicolaou 40x

(segnalato dalla dr. Cozzolino)

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E/E

CK20
Oncocitoma.