domenica 15 aprile 2012

Please, don't shoot the hematocytopathologist!

« Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto! »

La sentenza che Ramón Rojo rivolge a Joe lo straniero nel capolavoro di Sergio Leone, è applicabile anche all' ematopatologia? Più precisamente, è sempre vero che quando un patologo con il campione istologico di linfonodo incontra il patologo con l' ago sottile, quest' ultimo è destinato ad arrendersi? 
Il recente editoriale del prof. Zeppa apparso su Cytopathology, rientra in questa annosa polemica aggiungendo un punto di vista interessante.  La varietà delle lesioni accessibili  grazie al prelievo citologico è così vasta che non è impossibile imbattersi, nella routine citologica, in lesioni linfoproliferative extra-nodali. Se il patologo non viene addestrato su questa (non rarissima) evenienza, potrebbe perdere un'occasione diagnostica importante. Si legge nell' editoriale: [lymphoid] cells do not always respect the borders suggested by professional fields and can show the most variable clinical presentations and organ involvement compared with all other forms of human pathology. [...] Hence, they [the cytopathologists] are required to have specific knowledge and professional skills in haematopathology even when they are not directly involved in it. Infine è da ricordare che, anche quando la patologia è localizzata nella più classica sede linfonodale, l' agoaspirato può essere considerato, in particolari situazioni cliniche sfavorevoli al prelievo istologico, come first choice, tenendo conto anche delle enormi potenzialità di tecniche ancillari come la citofluorimetria.

Bibliografia:

Zeppa P. Haematocytopathology: why? Cytopathology. 2012 Apr;23(2):73-5.


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