La pratica settoria su cadavere è stata per molto tempo fondamentale negli studi di medicina. Come è accaduto per i riscontri diagnostici, anche la pratica anatomica ha risentito dei tempi attuali, dove le ricostruzioni digitali hanno via via eliminato la necessità di disporre concretamente di materiale cadaverico. Ma c'era un tempo in cui il corso di anatomia rappresentava un rito di passaggio, che i giovani studenti americani immortalavano all' alba dell' era fotografica. Quei giovani studenti con abiti antiquati, morti anch' essi come i loro soggetti di studio, ci osservano intorno ai cadaveri su cui facevano pratica di anatomia. Era un' epoca ai confini della morale e della legge, dove i cosiddetti resurresionists (i body snatchers di cui abbiamo visto le gesta romanzate nel primo cineforum) rifornivano le scuole di medicina con cadaveri per lo più di condannati, poveri ed afro-americani. La segregazione razziale continuava anche dopo la morte, ed in numerose fotografie si possono osservare futuri medici, prevalentemente bianchi, sezionare cadaveri, prevalentemente neri. Al Museum of London e' in corso una mostra sul recente ritrovamento, nel cimitero del Royal London Hospital, di numerosi scheletri risalenti a fine '800 con evidenti segni di pratiche settorie, testimonianza archeologica dell' attività dei resurresionists e della loro intima relazione con le scuole di medicina e chirurgia. Fra le memorie italiane di questo "rito di passaggio", l' unica che ricordo è quella del poeta Salvatore di Giacomo, un' esperienza terribile che, fortunatamente per noi, lo ha strappato agli studi di medicina. Ecco di seguito la sua testimonianza autobiografica apparsa nell' Occhialetto di Napoli nel 1886:
Nello scorcio d’un malinconico ottobre, una mattina, tra le otto e le nove, mi avviavo lentamente alla lezione d’anatomia, su per le scale di Sant’Aniello a Caponapoli. Pioviccicava; era una pioggerella diaccia e sottile che penetrava le ossa, una di quelle tristezze lagrimose con cui il cielo diventato grigio principia a piangere l’estate che se ne va. La scala era deserta e muta; [...]. Con le mani in saccoccia, il sigaro inumidito tra le labbra, soffrendo orribilmente a cagione d’uno stivalino troppo stretto, io salivo quel calvario dei miei diciott’ anni e pigliavo per l’ anfiteatro anatomico, col buon volere che avrebbe mosso un condannato a far la via del patibolo. Non so bene se ancora esista quell' indegna cantina della morte, dove i cadaveri degli Incurabili si sciorinavano in tutta la miseria delle loro carni. [...]. I morti arrivati di fresco dormono in quella stanzetta a man destra, nudi, stesi supini, in una sacrilega confusione di sesso. [...]. Mettete l’ occhio all' inferriata d’un finestrino; ecco là, sulla panca bruttata di sangue, un cadavere giovanile, con le braccia penzoloni, la testa rasa, rovesciata. [...] Se avete coraggio, spingete ancora un usciolino in fondo: questa che segue è la bottega delle ossa; gli studenti vi possono comperare un paio di stinchi, un lucido cranio, una mandibola, una rotella, l’ umano bambù d 'una spina dorsale..Non so come, non so perché io scesi, in quella mattina, assalito da un indefinibile presentimento, la scala del deposito. Entrai, di mala voglia, nella sala in cui il professore anatomizzava, e mi posi in mezzo ai compagni miei, che guardavano, con attenzione grande il cadavere d'un vecchio. Poco prima, seppi, uno di loro s'era svenuto. Era un novizio, un abruzzese, gentile e non forte. Ma come il professore aveva conciato quel vecchio morto!... [...]. Al meglio della lezione, uscii dalla sala. Non ne potevo più; mi si rivoltava lo stomaco. Senza guardarmi attorno, senza salutare nessuno, infilai il corridoio e feci per ascendere, in fretta e furia, la scaletta. In cima un bidello si preparava a discendere, con in capo una tinozza di membra umane. I gradini della scaletta, su per i quali erano passate centinaia di scarpe goccianti, parevano insaponati. Il bidello scivolò, la tinozza - Dio mio! - la tinozza rovesciata sparse per la scala il suo contenuto, e, in un attimo, tre o quattro teste mazze, inseguite da gambe sanguinanti, saltarono per la scala fino a' miei piedi! Di sopra il bidello urlava e sacramentava, raggomitolato in un angolo, aferrandosi una gamba lussata...Quell’ inserviente, dalla faccia butterata e cinico, dall’ aria insolente, dalla voce sempre rauca, com' egli era sempre oscenamente avvinazzato, si chiamava Ferdinando. Per la faccia sua, cincischiata a quel modo, i compagni lo chiamavano, napoletanamente, Setaccio. lo devo la mia salvazione a Setaccio, perché da quel giorno la cantina dei cadaveri non mi vide più e nemmanco l’ Università, dove compivo il terzo anno di medicina.
Dissection at the Yale School of Medicine around 1910. From the book Dissection. |
Bibliografia:
Si potrebbe ripristinare la pratica settoria! Sai che selezione?!Ne guadagneremmo in "Di Giacomo"...forse! :)
RispondiElimina