mercoledì 27 luglio 2011

To Subspecialize or Generalize?

Dal Blog del dr. Mills un tema interessante e di attualità sui vantaggi e gli svantaggi della sub-specializzazione in anatomia patologica. Soprattuto negli anni della formazione, limitare il proprio interesse ad aree diagnostiche subspecialistiche potrebbe essere dannoso per il futuro professionale dei giovani patologi, ma non solo.
Infatti, avere in una realtà assistenziale il superesperto della patologia X potrebbe causare problemi sia economici che organizzativi (se l'esperto va in vacanza o si ammala sono guai!). 
Questo non vuol dire diventare "tuttologi", anzi. Un necessario approfondimento in determinate aree diagnostiche può, come suggerisce Mills,  creare degli "in house pathologists" di riferimento per informali e stimolanti consulenze su casi difficili.

Aspetto le vostre opinioni sull'argomento. 

2 commenti:

  1. Il tema delle superspecialità affrontato da dr. Mills con puntualità non è solo un problema dei US, ma anche nostro. In Italia conosco qualche bravo giovane, faculty, patologo superspecialista.
    Personalmente chi mi conosce sa che sono un generalista (orgoglioso) con discrete conoscenze di alcune patologie guadagnate su campo. La serenità nell'affrontare il nostro mestiere quotidianamente è fondamentale. Quando ero studente, la frase del compianto prof. Romano (vecchio ordinario di medicina legale) rendeva bene: "dopo la laurea andate per 6 mesi o meglio un anno in un pronto soccorso dove vedrete molti casi e imparerete a cavarvela da soli".

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  2. io sono per la seconda opzione (generalista).
    per due motivi:
    il primo, in Germania, dove ho studiato e dove spero di tornare al più presto, non esistono tutte le specializzazioni che esistono in Italia: tanto in medicina quanto in chirurgia, e così anche nei servizi: non esiste la chirurgia toracica e la chirurgia cardiaca, ma la chirurgia cardiotoracica; non esiste la chirurgia vascolare, la chirurgia d'urgenza e la pediatrica, ma LA chirurgia generale. Può apparire strano e antiquato, ma vi assicuro che funzionava molto bene; allora non frequentai l'istituto di patologia (ma partecipai alle dissezioni anatomiche sul cadavere) però avevo un'amica radiologa di bolzano e pure mi raccontava la necessità di dover essere in grado di refertare di tutto e non solo ad es. la TC come era abituata in Italia.
    In secondo luogo, credo di non sbagliare se dico che anche da noi quando fu aperto l'istituto i nostri Professori più anziani sono stati abituati a conoscere Tutto.
    E non a caso ancor oggi sono loro le persone insostituibili per la nostra formazione in cui mettiamo la fiducia maggiore nel desiderio di andare a fondo in un caso.
    D'altra parte la nostra divisione in 4 aree diagnostiche appare più funzionale a esigenze organizzative che a reali problematiche contenutistiche. Una fellowship oggi, seguita da un lavoro contrattuale in una singola area diagnostica più che garantire un approfondimento vero nell'area diagnostica fino a diventarne un "esperto insostituibile" sembra più demotivare e privare della varietà che rende il nostro lavoro tanto bello.

    Tutta la vita "tuttologo" quindi ;-)

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